Revenge Porn: rimuovere video e foto da Google

Pubblicare foto e video di atti sessuali per vendetta da parte di ex partner, naturalmente senza espresso consenso del soggetto leso, rappresenta uno dei fenomeni attuali, purtroppo molto diffusi negli ultimi anni. Tale fenomeno viene coniato sotto il termine inglese di Revenge Porn, ovvero “porno-vendetta”, che riguarda quei casi in cui – per la maggior parte uomini – diffondono viralmente le foto o i video di cui sono in possesso, che ritraggono le ex compagne nude e durante momenti intimi. L’obiettivo di tale vendetta avviene perlopiù con lo scopo di renderli pubblici affinché vengano umiliate per vendicarsi in merito a qualcosa. In Italia, a differenza di altri paesi, come Israele, Germania, Regno Unito, Australia e 34 paesi degli Stati Uniti, non esiste ancora una legge specifica sul revenge porn che tuteli le vittime.

Infatti, da un punto di vista giuridico la vittima di maggiore età è tutelata solo attraverso le norme sulla privacy, in quanto rientra nella fattispecie del reato di diffamazione e di violazione della privacy. L’art. 528 del codice penale punisce “chiunque, allo scopo di farne commercio o distribuzione ovvero di esporli pubblicamente, fabbrica, introduce nel territorio dello Stato, acquista, detiene, esporta, ovvero mette in circolazione scritti, disegni, immagini od altri atti osceni di qualsiasi specie”. Non esiste quindi nell’ordinamento italiano il divieto contro la creazione, detenzione o messa in circolazione di immagini oscene, poiché tali attività sono vietate solo quando la loro produzione è diretta alla diffusione o distribuzione al pubblico, a danno di terzi non consenzienti, o riguardano minori di anni diciotto.

In merito alla diffusione di immagini riguardanti minori, la tutela è affidata al codice penale, che all’art. 600-ter sancisce la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 24.000 a euro 240.000 nel momento in cui produce materiale pornografico utilizzando come soggetti i minori e qualora recluta minori a partecipare a esibizioni o spettacoli pornografici e dai suddetti spettacoli ne trae profitto. Con lo scopo di tutelare anche le persone maggiorenni colpite da questi fenomeni, la Commissione di Giustizia in merito alla diffusione del Revenge Porn potrebbe introdurre nel codice penale il nuovo art. 612-ter c.p. il cui testo di proposta di Legge dichiara che “È punito con la reclusione da uno a tre anni chiunque pubblica nella rete internet, senza l’espresso consenso delle persone interessate, immagini o video privati, comunque acquisiti o detenuti, realizzati in circostanze intime e contenenti immagini sessualmente esplicite, con conseguente diffusione di dati sensibili, con l’intento di causare un danno morale alla persona interessata. La pena è aumentata della metà se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa“.

A tal proposito il 23 febbraio 2017 il Garante per la Privacy ha avviato un’istruttoria in merito al caso specifico della vittima Tiziana Cantone, la quale arrivò a suicidarsi in seguito ad alcuni video pornografici che furono trasmessi in rete dall’ex compagno. In merito a tale episodio, il Garante è intervenuto per scoprire quali possano essere le ragioni secondo cui, all’interno dei principali motori di ricerca come Google e Yahoo, sono ancora presenti le pagine sulle quali sono pubblicate immagini e video pornografici della ragazza. Come anche nel caso del diritto all’oblio riguardo la rimozione di notizie e/o dati personali presenti nei motori di ricerca, Google non si assume la responsabilità dei contenuti pornografici che sono di proprietà di altri siti, i quali però compaiono all’interno dei suoi risultati di ricerca. Infatti nella pagina in merito alla rimozione di revenge porn da Google, esso scrive: “Possiamo impedire la visualizzazione di una pagina nei nostri risultati di ricerca, ma non siamo in grado di rimuovere i contenuti dai siti web su cui sono in hosting. Ti invitiamo, quindi, a richiedere innanzitutto la rimozione al webmaster del sito”. Google inoltre specifica che prende in considerazione solo le richieste che rispettano realmente i criteri applicabili al fenomeno del revenge porn per cancellare foto e cancellare video da Internet, tali per cui il soggetto leso che fa richiesta a Google viene mostrato nudo o durante un atto sessuale, che i seguenti contenuti sessuali dovevano essere privati, e che infine non ha mai autorizzato alla divulgazione pubblica di tali contenuti.

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